
ZIO
FEININGER, FRATELLO
VALLOTTON.


Una delle cose belle di Milano (tra quelle che si cercano a tutti i costi e ci si ripete a voce alta per darsi un motivo per non scappare) c’è che sta alla carta stampata rottamata come i rifiuti nocivi di mezz’Italia stanno alla martoriata Campania. È in una di queste allegre discariche librarie che mi è capitato di trovare un maneggevole
catalogo che bramavo da anni: l’opera grafica –incompleta- delle incisioni di
Felix Vallotton . Aprendo questo piccolo cofanetto delle meraviglie oltre che ammutolire per la maestria di questo eccelso disegnatore-incisore (secondo solo a
se stesso come pittore), per la sua attenzione da cronista verso il particolare quotidiano, per la sua capacità di dire tutto -e anche di più- nel linguaggio binario del pieno e del vuoto, non si può che notare l’assonanza con molti dei talenti della nuova onda del fumetto italiano che, consapevolmente o meno (per le infinite e invisibili vie arteriose che collegano l’arte alta a quella altissima), hanno nell’artista di Losanna un compagno vivente di strada e scorribande grafiche che se ne frega di queste inezie che chiamiamo secoli. Penso a certe chine della
MP5, del
Tota o del
Fior ma, soprattutto, all’opera del mai abbastanza lodato
Giacomo Nanni le cui
Cronachette, per la nipponica e retrò precisione zen, sono uno dei quei volumi che resteranno negli annali del fumetto e che fanno venire voglia di inchinarsi davanti a 300 grammi di carta rilegata. Dato l’irrisorio costo del volumetto e la sua disponibilità in tre-copie-tre ne ho fatto incetta ripromettendomi di farne dono a PLF e a MP5 quando passerà da Milano. Qui sotto alcune perle nere scansionate con le mie manine anche se la rete già ne trabocca (anche ma non solo),
qui,
qui e
qui.



