sabato 27 ottobre 2007

La strata in fonto alla villa

(scombinata e frammentaria recensione prima di un treno per Bergamo)



E' in libreria gli INTRUSI (coconino press), erano vent'anni che lo aspettavo.


1980, in una casa sull'adriatico meridionale un ragazzino rovista sotto al comodino di suo cugino più grande. Cerca emozioni forti, riviste con curve e peli femminili, numeri dell'Espresso con strani ribelli con passamontagna e pistola, fumetti leggeri e colorati ma pieni di cazzi, fighe, e mostruose facce di politici. Quel comodino è la caverna di Alì Babà, un pozzo inesauribile di tutto ciò che è emozionante e proibito, proibitissimo e infatti i fogli ingialliti che le sue mani cercano più avidamente si chiamano, non a caso, IL MALE.
Aprendo una di queste riviste dalle piegature strane e scomode vede improvvisamente un disegno che gli salta addosso per la familiarità di ciò che descrive. E' di un autore che ha imparato a riconoscere ed amare, da subito familiare perchè il suo segno è simile a quello dei fumetti disney con cui gli hanno insegnato a leggere. Ma quei guanti gialli ora stringono pistole e siringhe, quei corpi gommosi vibrano sensualmente ed entrano in risonanza con qualcosa che ormai da mesi lo prende allo stomaco e che non sa spiegare. Forse vorrebbe infilarsi un passamontagna e sparare, forse leccare quelle curve che finiscono nella radura, finirà per prendere in mano la cosa che somiglia di più al suo piccolo cazzo e comincerà a disegnare.
Ma quel disegno che gli è saltato addosso è diverso dagli altri perchè non mostra Paperopoli nè Topolinia, nè il deserto dell'Arizona nè le strade di San Francisco. Di strada ne mostra una ed una di quelle che conosce bene, calda, deserta, con le sue case basse e brutte, i suoi alberelli ridicoli più simili a scope rovesciate, i suoi bar e i suoi tabacchi tristi e appesi come le loro insegne a bandiera.
La presenza di un carrarmato sovietico non toglie realismo alla scena. Se siete cresciuti in provincia, avrete sentito anche voi il pomeriggio un carrarmato silenzioso aggirarsi e premervi sullo stomaco.
La carta ingiallita sembra essersi animata e aver abbracciato in un cerchio il ragazzino, quello che è davanti ai suoi occhi è anche quello che c'è alle sue spalle e attorno a lui, lo specchio si è rotto, il fumetto è entrato nella sua vita.
Quel vecchio pazzo di Scòzzari da qualche parte ha sostenuto che Pazienza ha rivoluzionato il fumetto perchè (cito a -incerta-memoria) con lui sono entrati nelle tavole i vespini che impennano, gli zaini, i lavandini con i piatti a mollo.
Anch'io se pensando all'arte del fuorisede di San Severo mi incanto soprattutto davanti al fotogramma di un braccio in tensione che regge una busta della spesa, all'alito di vapore di due studenti che bigiano la scuola in un parco pubblico d'inverno (a quello che -solo per intenderci- chiamerò REALISMO) è forse perchè quel pomeriggio mi insegnò che qualsiasi mondo, anche il mio mondo, poteva essere mostrato e raccontato.
Il "realismo magico" di Pazienza, che lo assolve e riscatta definitivamente da ogni possibile stonatura da "posa" maledettistica, resta il nucleo e la lezione più forte della sua arte che ha seminato frutti meravigliosi che vanno ben oltre le imbarazzanti schiere di imitatori.
Pazienza definì il suo essere pugliese fatto da una meridionalità alla Mohammed Alì, orgogliosa e rissosa e forse senza volerlo ha reso possibile una generazione di Black Panthers del fumetto pugliese (che da qualche giorno in libreria ve le suonano di santa ragione) a cui ha soprattutto insegnato che anche "la villa in fonto alla strata" meritava di essere raccontata senza sentirsi obbligati a scappare o restare.
(1-continua...)

11 commenti:

pasquale la forgia ha detto...

per ora non commento e ti lascio proseguire. intanto preparo le lacrime.
grazie,
p

Francesco Chiacchio ha detto...

Ho letto senza prendere aria, d'un fiato,
ti seguo...

francesco

Luc ha detto...

beh, devo dire che un po' di magone m'è venuto anche a me.

Anonimo ha detto...

ccccche storia triiiiiiste!!!!!!!!
io sono femmina.
le femmine si sa, non reggono molto le emozioni forti.

pasquale la forgia ha detto...

le femmine si sa, non reggono le emozioni forti, perché non hanno emozioni forti. ah ah ah ah ah ah ah!

pasquale "ex-amico di federica" la forgia

ps: "Gli uomini passano per essere crudeli, le donne invece lo sono. Le donne sembrano sentimentali, gli uomini invece lo sono". Friedrich Nietzsche.

the substitute ha detto...

Hey voi due! Non voglio liti sul mio pianerottolo!
Carissimo Pasquale-saperla corta-LaForgia "non fidarti mai di chi sanguina per una settimana senza morire" (greve ma ontologico aforisma d'incerta provenienza)
Fedez, le lacrime sono solo un lubrificante che migliora le capacità visive ottiche e mentali e poi all'età in cui noi maschietti scopriamo i fumetti(che sono la porta sul retro del palazzo della poesia) voi femminucce-ignorandoci- fate le sceme col posteggiatore del parcheggio dell'idiozia. Il conflitto comincia là.

Kiakkio, Luc, grazie per avermi "seguito" ma non so nemmeno io dove sto andando a parare.
Comunque la seconda puntata arriverà presto e parlerò dei bei pezzi d'arte intrusa che ho letto.

Purtroppo non riesco a far entrare Lucca nelle mie traiettorie obbligate di questi giorni. Tiferò per voi da un po' più lontano.

Roberto La Forgia ha detto...

partecipa anche tu al funerale del web 2.0! trasforma il blog di qualcun altro in un pianerottolo farcito di cazzi tuoi!
ah ah ah...
ciao, bello!
attendo con ansia un'infiorettata stroncatura
;)

ps: tranquillo, federica è fin troppo abituata alle mie fregnacce,

pasquale la forgia ha detto...

azzo! mi è successo di nuovo! il commento qui sopra è mio e non del mio caro fratellino!

Luc ha detto...

qui si aspetta sempre il seguito di (1-continua...)

ciao !!! e buon anno !!!

Roberto La Forgia ha detto...

e dunque?

Anonimo ha detto...

E la a lungo promessa traduzione dell'intervista a Lauzier che fine ha fatto, invece?